Selfie

Il passaggio del vescovo don Gino Martella tra la gente della nostra comunità parrocchiale non è rimasto mai infruttuoso e le sue parole delicate, semplici ma profonde hanno trovato eco nei successivi incontri catechetici o genuinamente spontanei tra i parrocchiani di ogni età.

Infatti il suo magistero e la sua predicazione erano di facile accesso ai più a prescindere dalla propria competenza teologica perché don Gino Martella è arrivato al cuore di tutti senza imposizioni, senza pretese, senza giri di parole ma con un’incisività puramente apostolica che si è facilmente impressa nei nostri ricordi.

Dalla visita pastorale in poi la figura episcopale del nostro Vescovo ha preso sempre più dimestichezza con la nostra vita ecclesiale di parrocchia, soprattutto in occorrenza delle Crismazioni dei ragazzi.

La sera della sua festa onomastica ci ha lasciato un’indimenticabile omelia sul binomio imprescindibile tra la bontà del cristiano e l’onestà del cittadino. Una riflessione che a partire dalla spiritualità salesiana è stata ricucita e rimodellata per le nostre giovani generazioni esortandole a non abbandonare quanto insegnato dalla famiglia d’origine e da quella parrocchiale ma a mettere a frutto la preparazione morale e spirituale ricevuta.

Cos’altro aspettarsi da un pastore che conosce bene la cultura dominante se non un’adesione intensa al Vangelo fatta di coerenza e praticità ? Che altro chiedere al proprio Vescovo se non di confermare la fede più autentica ed originale sapendolo esperto conoscitore dell’intimo umano ?

E dopo la Parola spezzata nella Messa, tante mani strette, tanti auguri ricevuti, qualche selfie coi giovani, i pacati- come nella sua indole- festeggiamenti, fatti di cortesi colloqui, genuini doni, famigliari brindisi benauguranti. Quanti sorrisi ancora nella memoria incredula e ferita per la veloce dipartita!

E poi, la sua ultima predica del 28 giugno u.s.. Il versetto alleluiatico recitava così: “Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo”. Ora lo rileggiamo come un preconio proprio pasquale dell’ultimo passaggio di don Gino tra noi. E quella frase più volte ripetuta per spiegare il santo Vangelo del giorno : “Fanciulla, io ti dico alzati!” (cfr Mt 5) ci rimbomba nella mente come se fosse l’ultimo grido silenzioso del nostro pastore diocesano che invitava la nostra comunità parrocchiale abbastanza giovane di costituzione ad eseguire il comando del Signore a mettere in atto verbi di resurrezione. Quelle parole rivolte ai cresimandi ora le facciamo proprie. Quell’afflato pneamatologico che ha ispirato don Gino a rivolgere parole di incoraggiamento ai giovani ora lo invochiamo come eredità di un pastore che ci ha voluto sempre bene come noi a lui. E ora ci rimane la consolazione della preghiera, tanti pensieri mai detti e ora affidati alla terra che lo ricopre nel cimitero di Depressa recentemente visitato e in fine l’invocazione allo Spirito perché ci invii un degno successore.

Sac. Giuseppe Pischetti

Incisivo passaggio: la testimonianza di Don Giuseppe Pischetti, parroco della parrocchia di San Pio X, Molfetta.

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